Dolore al ginocchio: lettura Bio-fisiologica
Giovedì 15 febbraio alle ore 20.30 presso l’Hotel Fior di Castelfranco Veneto (TV) si terrà l’evento “Il ginocchio e le sue connessioni psico-neuromotorie”.
E’ possibile prenotare il proprio posto telefonando al numero 0423719191 o scrivendo a info@rebellatocenter.it
Per darvi un’introduzione dei temi che verranno trattati durante la serata oggi parliamo della lettura bio-fisiologica del dolore al ginocchio.
Le prime ricerche fatte in tempi passati si soffermavano sul corpo osteo-articolare. Solo dopo molti anni si è arrivato a confermare che il nostro corpo è una fascia unica costruita da fibroblasti e da una matrice di diverse fibre passiamo al nucleo del fibroblasto, il quale ha tanti piccoli prolungamenti che vanno ad inserirsi su delle proteine di membrana che si chiamano estrinseche, creando un continuo scambio di messaggi dall’osso alla cellula.
La struttura del corpo è un sistema biotensibile gerarchico che si estende in un continuo matriciale dall’osso al nucleo intracellulare.
Punto d’unione fra tibia e femore, la funzione dei menischi (fibrocartilagine) si articola su più livelli: in questo articolo faremo una valutazione sintetica delle connessioni psico-emotive fra cervello e ginocchio con una decodifica biologica della malattia, alla luce della medicina biologica integrata con altri studi.
Molti studi sono stati fatti in merito alla funzionalità meniscale. Essendo la fisiologia articolare del ginocchio molto complessa, può dare origine ad una serie di patologie molto diversificate fra di loro, sia da un punto di vista funzionale che conflittuale… tant’è che il ginocchio può patire quasi dieci conflitti. Si tratta di un’articolazione condiloidea assolutamente inedita nel corpo. La sua enorme complessità è definita dalle diverse funzioni che deve svolgere: sostegno in posizione, flessione completa e distensione incompleta, resistenza alle torsioni, potenza, deformabilità, velocità in scivolamento articolare senza usura, ecc.
Da un punto di vista strutturale, il femore rappresenta il nostro ego, l’essenza del nostro andare, è l’osso del corpo che si attiva per primo durante gli spostamenti, è in assoluto l’osso che ci rappresenta di più. L’estremità distale è costituita da due strutture condiloidee, che appoggiano in posizione statica sulla tibia, che le accoglie con i due menischi.
La tibia rappresenta le due figure genitoriali: per il destrimane: tibia destra = PADRE; tibia sinistra = MADRE.
Su di esse sono innestati i due menischi, che se proviamo ad osservare dall’alto rappresentano esattamente un “abbraccio” il cui punto di unione è definito dal legamento trasverso anteriore che li tiene ancorati l’uno all’altro, come le dita di una mano che si incrociano.
Da questa osservazione si può dedurre che i menischi da un punto di vista funzionale: contengono, proteggono, sostengono e trattengono. In poche parole sono l’estrema rappresentazione della funzione genitoriale ed il punto esatto di unione fra essi ed il nostro ego, relativamente al nostro procedere nella vita.
Un’attenta osservazione della loro differente forma ci fornisce ulteriori informazioni in merito. Il menisco interno ha la forma di una C come il braccio del genitore, a voler accogliere dentro il proprio nucleo familiare, ed è il menisco che sorregge la maggior parte del peso in stazione eretta.
Il menisco esterno ha una struttura più spessa e circolare, tant’è che i due corni che lo formano arrivano a toccarsi medialmente, come se il braccio genitoriale dovesse contenere maggiormente per proteggere dal mondo.
Potremmo quindi affermare che il menisco interno accoglie e il menisco esterno protegge. Le cui evoluzioni conflittuali estremizzate sono: il non riuscire a trattenere a sé e il non riuscire a divincolarsi.
Se prendiamo il punto di vista strettamente Hameriano i menischi originano dal foglietto embrionale medio (Mesoderma Recente) e rappresentano quindi la nostra capacità di agire e di essere in grado di svolgere una data funzione. Nella fattispecie le fibrocartilagini sono strutture anatomiche molto dure e resistenti all’usura, che manifestano conflittualmente l’incapacità di deformarsi a sufficienza (mancanza di flessibilità).
La loro conflittualità sarà quindi definita da questi parametri:
MENISCO INTERNO “Non riesco a condurre la persona dove vorrei..” “Non riesco a trattenere a me una persona…”
MENISCO ESTERNO “Mi sento bloccato e trattenuto da una persona nel mio andare..”
CORNA POSTERIORI “Non sono abbastanza flessibile per piegarmi al tuo volere…”
CORNA ANTERIORI “Non sono abbastanza flessibile per calciarti..”
In tutti i conflitti delle fibrocartilagini ritroviamo il senso biologico non al termine della fase PCL, ma in fase attiva.
In fase postconflittolitica si ha edemizzazione intracapsulare con versamento non ematoso, che blocca l’articolazione per evitare appunto sovraccarichi e favorire la fase di rigenerazione.
Le patologie a cui può andare in contro il menisco sono degenerazione e le fratture di vario genere e quasi tutti gli eventi traumatici a carico di essi avvengono durante la fase attiva del conflitto.
La Rebellato Fisiomedical Center è sempre in prima linea nella riabilitazione e lo dimostrano i risultati sorprendenti che ogni giorno vengono confermati dai nostri pazienti, la PVGR al ginocchio ci dà la piena conferma.
In questa presentazione vorrei lanciare una piccola sfida; per me è falsa la credenza secondo cui i menischi una volta fratturati non possano essere riparati senza intervento: anatomicamente, essendo interposti in maniera centrale, vengono continuamente reclutati nel movimento del ginocchio, quindi la riparazione diventa possibile solo con una immobilizzazione parziale (Kinesiotaping) e non totale dell’articolazione, abbinata alla PVGR, per riprogrammare un sistema biologico di riparazione.