Alzheimer: come interviene la Rebellato Medical Group®

Cos’è il morbo di Alzheimer?
Il morbo di Alzheimer è un tipo di demenza (cioè il declino delle facoltà mentali) che provoca problemi con la memoria, il pensare e i comportamenti quotidiani. In Italia, 1 milione di persone soffre di demenza.
Il morbo di Alzheimer non è solo una malattia della vecchiaia, come spesso si tende a pensare, e infatti il 5% delle persone che soffrono di questa malattia riscontra un’insorgenza precoce, in periodi che vanno tra i quaranta e i sessant’anni. Il morbo di Alzheimer deve il proprio nome al neuropatologo e psichiatra tedesco Alois Alzheimer, il quale detiene il merito di aver descritto per primo la patologia nel 1906.
Fatti relativi al morbo di Alzheimer
- Il morbo di Alzheimer peggiora con il passare del tempo. Dal momento in cui i sintomi sono percepiti dagli altri, la persona che soffre della demenza vive in media otto anni. Casi estremi possono portare la persona a sopravvivere anche una decina di anni.
- Attualmente, il morbo di Alzheimer è incurabile, tuttavia sono disponibili dei trattamenti per rallentare i sintomi e nel frattempo la ricerca scientifica continua. Da segnalare che il 90% di ciò che è stato scoperto sul morbo è relativo agli ultimi due decenni.
I sintomi del morbo di Alzheimer
Il sintomo precoce più comune del morbo di Alzheimer è relativo alla difficoltà nel ricordare informazioni apprese recentemente. Questo perché il morbo attacca la parte del cervello che riguarda l’apprendimento. Questi sintomi diventano man mano più gravi e le persone affette da questa malattia possono avere difficoltà ad ammettere il problema, quindi bisogna essere pronti per portare il soggetto interessato da uno specialista.
Una grave perdita di memoria, la confusione e altri importanti cambiamenti nel modo in cui funziona la nostra mente, possono essere un segnale di insufficienza delle cellule cerebrali.
Cambiamenti nel cervello
Microscopici mutamenti nel cervello iniziano molto prima dei primi segni di perdita di memoria.
Nel cervello vi sono cento miliardi di cellule nervose (neuroni). Ogni cellula nervosa è collegata con molte altre cellule, formando, in questo modo, delle reti di comunicazione dove ciascun gruppo svolge un ruolo specifico.
Gli scienziati ritengono che il morbo di Alzheimer impedisca a parti della fabbrica di una cellula di funzionare bene e pian piano, le cellule perdono la loro capacità di compiere il loro lavoro e in seguito muoiono, provocando mutamenti irreversibili nel cervello.
Il ruolo delle placche e dei grovigli
Due strutture anomale chiamate placche e grovigli sono le principali sospettate del danneggiamento e dell’uccisione delle cellule nervose, in quanto tendono a diffondersi attraverso la corteccia.
- Le placche sono depositi di un frammento di proteina chiamata beta-amiloide, che si accumula negli spazi tra le cellule nervose.
- I grovigli sono fibre contorte di un’altra proteina chiamata tau, che si accumula all’interno delle cellule.
Gli scienziati non sanno esattamente quale ruolo giochino le placche e i grovigli nel morbo di Alzheimer. Molti esperti ritengono che essi, in qualche modo, abbiano un ruolo fondamentale nel bloccare la comunicazione tra le cellule nervose e nell’ostacolare i processi dei quali le cellule hanno bisogno per sopravvivere. È la distruzione e la morte delle cellule nervose che provoca mancanze di memoria, cambiamenti di personalità, problemi di svolgimento delle attività quotidiane, nonché altri sintomi del morbo di Alzheimer.
La Rebellato Medical Group® interviene
sostenendo i propri pazienti con terapie specifiche di Ossigeno-ozonoterapia “GAEI”, alimentazione e ginnastica posturale a sostegno del medico Geriatra, Neurologo e Psichiatra coordinati in un team a sostegno del malato di Alzheimer.
La Rebellato Medical Group® propone con i suoi medici specialisti, dopo un’attenta valutazione della persona e dei referti, alcune integrazioni che si dovrebbero adattare a migliorare la terapia in corso, con l’obbiettivo di allungare il più possibile la patologia.
Alzheimer, l’ossigeno nel sangue spiega perché la perdita di memoria è un sintomo precoce
Per la prima volta al mondo un team di scienziati ha registrato i livelli di ossigeno nel sangue nell’ippocampo e ha fornito prove sperimentali sul perché la memoria sia vulnerabile ai danni e alla degenerazione della malattia, diventando il sintomo precoce dell’Alzheimer. Si è compreso che l’aumento del flusso sanguigno nell’ippocampo potrebbe essere davvero efficace nel prevenire il danno. A questo proposito diventano sempre più importanti un regolare esercizio fisico e una dieta a basso contenuto di colesterolo. Nell’ippocampo va tutto bene fino a quanto qualcosa non va e si riducono i livelli di ossigeno. Il cervello ha bisogno di un flusso sanguigno sufficiente per fornire energia, sotto forma di ossigeno e glucosio, in modo che le cellule cerebrali possano funzionare correttamente.